Laboratorio di Progettazione Architettonica 2

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Un solo tema, tre città, 6 casi applicativi. Il tema, che prosegue un lavoro di ricerca iniziato l’anno prima, riguarda la ridestinazione delle caserme e delle aree militari di Milano, Torino e Pavia: nello specifico, il comparto di via Monti e la caserma Mameli di via Suzzani per Milano, le caserme La Marmora, De Sonnaz e Mar.Di.Chi per Torino e l’area dell’ex Arsenale per Pavia.

È un tema attualissimo: workshop sono stati organizzati sia dalla scuola di Architettura Civile (2013) che dal Politecnico di Torino (2014). Sempre nel 2014, ad agosto, è stato firmato un protocollo tra Ministero della Difesa e Comuni per la cessione delle aree delle caserme alle rispettive amministrazioni comunali. Insomma non si fa altro che parlare di caserme, un po’ come negli anni passati i temi privilegiati su cui la cultura architettonica si confrontava erano le ex aree industriali o più recentemente, qui a Milano, gli scali ferroviari.

È sembrato utile assumere questo tema come oggetto specifico del laboratorio soprattutto per offrire agli studenti un ambito di lavoro confrontabile su cui verificare le differenti opzioni del fare architettura, da quelle che si praticano nelle nostre aule fino a quelle descritte dai quotidiani e dalla pubblicistica specializzata.

Adesso il programma funzionale è abbastanza precisato. Già sono state fatte alcune ipotesi che vanno dalla ridestinazione del comparto di via Monti-via Mascheroni a sede di alcuni laboratori dell’Accademia di Brera fino all’utilizzo degli spazi della caserma Mameli per residenza studentesca, assistita e decongestione carceraria. Si tratterà di procedere ad una loro verifica e aggiornamento, fino a contraddire le ipotesi iniziali. Per esempio la questione di Brera va necessariamente ridefinita, poi soprattutto il tema di una residenzialità temporanea capace di assorbire i picchi della nuova immigrazione e dei richiedenti asilo è un passaggio non più procrastinabile per una società civile e tuttavia ciò non può avvenire con modalità identiche per tutte le aree.­­

Questo per quanto riguarda la questione delle attività.

Il lavoro da fare però riguarda anche la riflessione critica e la consapevolezza intorno alle scelte di “gusto” o di “lingua”, che non sono affatto indifferenti od equivalenti o estranee a quel mandato civile che la nostra scuola e la nostra professione fanno vanto di voler assolvere.

In altre parole, se non esiste meccanicità tra le scelte di politica urbana e le scelte figurative e linguistiche dell’architettura e nemmeno si vogliono risolvere queste ultime con l’adozione di formule preconfezionate o autoriali o alla moda, occorrerà – non vedo alternative – aumentare il gradiente di riflessione critica intorno a queste scelte e su questo punto delicatissimo far convergere e mettere in discussione anche le suggestioni personali, che pure ci sono e non vanno espunte.

C’è il rischio di eclettismo nei risultati? Forse e tuttavia non sembra cosa da temere o di cui vergognarsi.

 

Collaborators: Ilaria Sgaria, Luca Bergamaschi, Riccardo Zucco, Stefano Malusardi 
Students: Alessandro Piacentini, Andrea Pellicioli, Camilla Pietrasanta, Chiara Mautone, Clara Barana, Dario Michencigh, Giorgia Rizzo, Jacopo Perego, Khaoula Naceur, Ludovica Gammaitoni, Marta Riccò, Martina Calegari, Michela Stamin, Riccardo Rapparini, Rocco S. Pagnoni, Saskia Sabatini, Siping Zhou, Thomas Parascandolo, Yangxing Zhang 
Type: Studio 
Year: II Year 
Anno accademico: 2015/2016 
Semester: Annuale