Antonio Galanti

Ricercatore universitario a tempo pieno

Focus tematici e metodologici degli insegnamenti svolti

Le statistiche che da oramai una decina d’anni ci raccontano di un mondo sempre più urbano, celano in realtà uno sviluppo delle morfologie insediative sempre più suburbano, attraverso l’urbanizzazione di zone rurali e di ambiti peri-urbani ai margini alle grandi e meno grandi città del mondo, talché nel 2030 si stima il pianeta ospiterà 1,2 milioni di kmq di aree totalmente urbanizzate (4 volte la superficie dell’Italia). Nei soli Stati Uniti nei primi tre decenni del nuovo millennio si prevede l’urbanizzazione ex novo di oltre 220mila kmq di suoli rurali destinati ad alimentare un sobborgo infinito che già oggi ospita il 69% della popolazione e il 75% dei posti di lavoro. In Europa la quantità media di suoli urbanizzati, prevalentemente in ambiti suburbani, è stata nel primo decennio del nuovo secolo pari a oltre 300 ha/die, con consumi pro-capite in crescita in molte nazioni, tra cui l’Italia che vanta un non invidiabile primato nei consumi rispetto alla media UE. Talché se un secolo fa molti si affannavano nella ricerca di soluzioni per alleviare i mali che l’eccesso di concentrazione urbana della città industriale aveva generato, oggi si trovano a profondere lo stesso impegno nel tentare di arginare l’ostinata reiterazione di variegate forme di dispersione metropolitana che hanno cancellato il tradizionale paradigma della città europea come parte di una regolare armatura policentrica formata da numerosi centri urbani densi e compatti, di dimensioni contenute, vitali e ricchi di usi misti.

Un disegno progressivamente messo in crisi dalle congenite innumerevoli criticità economiche, sociali e ambientale della dispersione insediativa, avendo mal governato la rigenerazione delle città, non adeguatamente pianificato le loro espansioni e al contempo improvvidamente urbanizzato i loro territori metropolitani. Così, da almeno una quarantina d’anni la consapevolezza dei limiti che tali pressioni hanno raggiunto – e spesso superato – si è gradualmente accresciuta.
Purtuttavia la “crociata anti-suburbana” che negli ultimi decenni ha visto unirsi molti urbanisti ed esperti in discipline coinvolte a vario titolo negli effetti prodotti dalla dispersione urbana per immaginare una qualche forma di ritorno alla città tradizionale, pare sempre più inverosimile. Più probabile, ancorché non necessariamente preferibile, esplicitare le opportunità di una dispersione insediativa governata, e attraverso soluzioni innovative rafforzarne gli elementi di potenzialità senza rinunciare ad attenuarne quanto più possibile le molte criticità. Punto di partenza imprescindibile di questo percorso, il recupero delle molte esperienze condotte nel Novecento e dei princìpi a queste sottesi, ai quali oggi è utile guardare per una riqualificazione dello spazio suburbano e un riequilibrio delle forme e del ruolo delle città a scala urbana, metropolitana e regionale, poiché le drastiche trasformazioni occorse stimolano sempre più l’interesse verso riflessioni ed esperienze sulle forme urbane antecedenti quelle stesse trasformazioni, accrescendo il rispetto per la tradizione di pianificazione che le ha generate. Talché dalla metà degli anni Novanta, quando si è iniziato ad attribuire al sistema della pianificazione urbanistica un ruolo vitale per la sostenibilità attraverso un maggiore controllo degli usi del suolo e un utilizzo più ragionevole delle risorse – postulando a tal fine una migliore gestione delle dinamiche della forma urbana – la trasferibilità al presente di quelle visioni ed esperienze è divenuta imprescindibile fonte d’ispirazione.

Argomenti degli Elaborati Finali trattati in qualità di relatore

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